Anche quest’anno il portale di riferimento per l’ecommerce emarketer.com ha diffuso le sue stime previsionali sull’andamento dei mercati elettronici nei prossimi 5 anni. Si tratta di uno studio esaustivo e ben articolato, interessante da esaminare per individuare alcune macrotendenze di mercato, utili ad analisi simil-PEST.
Proviamo ad addentrarci nei numeri, avendo un doppio sguardo: da una parte le tendenze mondiali dell’ecommerce, dall’altra il comportamento della nostra nazione Italia.
Crescita del mercato retail globale
Innanzitutto la tendenza mondiale di tutto il mercato retail è di una crescita pressoché regolare su base 6% annua. Questa crescita è prepotentemente spinta verso l’alto dai mercati in rapida espansione, che sono, nell’ordine:
- India, che cresce del 14%
- Cina, che cresce del 13%
Dei due, il mercato Cinese è però il più significativo, poiché unisce ad una crescita fulminea una base di mercato già molto importante. Di seguito la ripartizione di mercato retail 2016, in ordine di importanza:
- Cina 22,1% (per la prima volta ha sorpassato USA!)
- USA 21,9%
- Giappone 5,3%
- India 4,3%
L’Italia è all’undicesimo posto in classifica, con una quota di mercato pari a 1,9%
Situazione ECommerce mondiale
Quando rivolgiamo la nostra attenzione al sottouniverso dell’ecommerce, è interessante notare come ciascun paese più migliorare/confermare/peggiorare la propria posizione in classifica. Ovvero ci sono paesi:
- che hanno maggiore propensione all’ecommerce
- che hanno una propensione all’ecommerce in media
- che hanno una bassa propensione all’ecommerce
Dirò subito che, purtroppo, il nostro paese si colloca nella terza categoria. In pratica siamo buoni compratori retail globali, ma quando si tratta di ecommerce, tiriamo il freno a mano e compriamo di meno.
La Cina, diversamente, ha una propensione all’ecommerce oserei dire spaventosa, arrivando a duplicare il suo peso specifico nel ranking complessivo. Di seguito i pesi specifici delle prime nazioni 2016:
- Cina 47%
- USA 20,7%
- UK 6,0%
- Giappone 4,7%
Gli utenti Cinesi ed Inglesi, quindi, tendono a comprare con maggiore favore online, mentre ad esempio quelli USA e Giapponesi sono in linea con la media mondiale. Quest’ultima, si badi bene, è destinata a salire nel corso degli anni, passando dall’attuale 8,7% ad un valore di 14.6% nel 2020. Tra quattro anni, quindi, circa 1 acquisto su 8 nel mondo sarà fatto online.
Propensione all’acquisto online
Se questo valore vi sembra basso, consideriamo che in alcuni paesi il bilanciamento è in realtà molto più marcato. Di sotto l’elenco, molto interessante, della quota percentuale dell’acquisto retail ecommerce rispetto a quello complessivo del paese. La titolerei “propensione all’acquisto online” e credo sia un punto di riferimento per chi intenda valutare una performance ecommerce nel nostro o in altri paesi.
- Cina 18,4%
- UK 16,9%
- Corea del sud 12,1%
- Danimarca 11,6%
- Finlandia 11,4%
- Norvegia 10,4%
- Nuova Zelanda 9,2%
- USA 8,2%
- Svezia 7,5%
- Germania 7,3%
L’Italia, aimè, è lontana dalle prime posizioni, con un valore di circa 2,6%. Quando si tratta di acquistare online, insomma, abbiamo il braccino veramente corto!
Gli acquisti da mobile
Chiudiamo questa rapida analisi con uno sguardo agli acquisti mobile. In che percentuale gli utenti effettuano acquisti ecommerce da dispositivi mobile? Anche qui, le percentuali (ovvero le propensioni) cambiano da paese a paese. Di seguito un ranking di sintesi:
- Cina 55,5%
- India 65,3%
- Europa 32,4%
- Nord America 32,5%
- Germania 33,2%
- Italia 23,9%
Emergono quindi alcuni dati interessanti:
- Oltre la metà degli acquisti online di Cinesi ed Indiani è effettuato da mobile!
- Europa e Nord America si somigliano tantissimo
- L’italia ha una propensione all’acquisto mobile inferiore alla media europea.
Cosa ci portiamo a casa dopo aver letto questo studio, quindi?
- Che l’ecommerce mondiale sta bene e sta crescendo;
- Che occorre puntare su Cina e India, anche se la sempreverde America non va dimenticata;
- Che l’Italia, pur valida sul retail complessivo, quando si passa online diventa poco competitiva.